Si tratta di una testimonianza alquanto particolare ed originale, fra tutte quelle che ci hanno lasciato i diretti protagonisti della resistenza e della deportazione. La testimonianza di chi non era in montagna o nei lager, ma era restato a casa, ad aspettare, a sperare e disperare, e dover tirare avanti nella difficile e rischiosa esistenza giornaliera. I pensieri e le angosce rivolte a chi era stato portato via, ma anche a chi era rimasto. Resoconto di piccole minuzie quotidiane, ma anche di grandi momenti della storia. Balza agli occhi dalla lettura la dedizione di Maria Luisa alla famiglia, la sua profonda Fede religiosa, l’amore per la Patria, la sua netta scelta di campo (in un periodo pur difficile e confuso) a favore della Libertà nei confronti della dittatura nazi-fascista, il suo grande senso di umanità.
I nipoti di Maria Luisa, Luca e Antonio Frangipane (con la collaborazione della moglie Michela Panizzut), rintracciate queste memorie, le hanno trascritte con l’intento di renderle pubbliche, ritenendo di rendere utile servizio non solo agli storici particolarmente interessati a quel periodo, ma a chiunque voglia sapere cosa vuol dire libertà e dittatura, patriottismo ed asservimento, guerra e pace.
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